La manifestazione simbolica dei docenti: abiti neri e maschere bianche con la scritta “TFA”
Il 27 ottobre, un gruppo di insegnanti del Movimento Unito Insegnanti Scuola Secondaria (MUISS) ha organizzato una manifestazione di protesta simbolica davanti a Montecitorio. I manifestanti hanno indossato abiti neri e portato maschere bianche con la scritta “TFA”, un’immagine forte e riconoscibile che ha attirato l’attenzione dei passanti e dei media sulla nitida opposizione al percorso di formazione proposto dai corsi organizzati da INDIRE.
Questa scelta scenografica ha voluto rappresentare simbolicamente il senso di invisibilità e marginalizzazione percepito da alcuni docenti riguardo alle recenti decisioni sul sistema di formazione degli insegnanti.
Obiettivo e messaggi principali della protesta
La manifestazione aveva come scopo principale spingere l’opinione pubblica e le istituzioni a riflettere sul secondo ciclo dei corsi INDIRE. I partecipanti hanno mostrato cartelli con scritte come “No al secondo ciclo INDIRE”, “Docenti invisibili”, e “Scuola di qualità”. Questi messaggi sottolineano il timore che il percorso formativo attuale possa sacrificare la qualità dell’insegnamento a favore di pragmatismi accelerati.
La protesta evidenzia anche un conflitto tra due modelli: uno più strutturato e volto alla pratica reale dell'insegnamento, e un altro percepito come troppo rapido e superficiale.
Critiche al percorso formativo proposto da INDIRE
Gli insegnanti hanno espresso preoccupazioni circa il rischio di semplificare troppo il ruolo dell’insegnante, riducendo la formazione a un percorso riduttivo che rischia di compromettere la qualità didattica. Un delegato del MUISS ha affermato:
“Parliamo a nome di chi crede in una formazione costruita sul campo, alimentata dall’esperienza e dal confronto diretto con la realtà scolastica.”
Si sottolinea così l’importanza di un percorso di formazione che valorizzi l’esperienza diretta e il valore della pratica.
La formazione come investimento e non come ostacolo
La manifestazione ha ribadito che la formazione degli insegnanti dovrebbe essere considerata un investimento rilevante per il miglioramento complessivo della scuola, piuttosto che un onere o un ostacolo. La visione sostenuta dai manifestanti è che un sistema di formazione efficace sia alla base di un’educazione di qualità.
Prospettive e appelli al futuro
Con la votazione del decreto sui corsi INDIRE prevista per il 28 ottobre, i rappresentanti del MUISS hanno lanciato un appello alle istituzioni e ai media affinché questa decisione venga valutata attentamente. La protesta mira a sensibilizzare sulla questione e a difendere un percorso formativo più equo e di qualità per tutti i futuri insegnanti.
Gli insegnanti hanno optato per questa scelta simbolica per rappresentare il senso di invisibilità e marginalizzazione percepito rispetto alle recenti decisioni sul sistema di formazione. Gli abiti neri evocano un senso di sobrietà e distacco, mentre le maschere bianche con la scritta “TFA” traccia un’immagine forte e riconoscibile, sottolineando la loro opposizione al secondo ciclo dei corsi INDIRE e insistendo sull’importanza di una formazione più realistica e valorizzante.
Il messaggio principale è “No al secondo ciclo INDIRE”, volto a evidenziare la preoccupazione che questa proposta possa compromettere la qualità dell’insegnamento. La manifestazione intende sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui rischi di un percorso formativo troppo rapido, superficiale e poco pratico, che potrebbe ridurre il ruolo e l’efficacia dell’insegnante.
Le maschere bianche con “TFA” raffigurano simbolicamente la volontà di denunciare l’ombra di invisibilità e marginalizzazione che alcuni insegnanti percepiscono riguardo alle nuove modalità di formazione. Questo elemento scenografico mira a mettere in evidenza la loro opposizione e a richiamare l’attenzione sulla necessità di un percorso formativo che valorizzi l’esperienza e la pratica sul campo.
La protesta davanti a Montecitorio, sede del Parlamento, rappresenta un gesto simbolico volto a richiamare l’attenzione delle istituzioni sul rischio di adottare un percorso di formazione degli insegnanti che molti considerano inadeguato. È un modo per chiedere che le decisioni riguardanti il secondo ciclo dei corsi INDIRE siano attentamente valutate, ponendo l’accento sulla qualità dell’educazione futura e sull’importanza di coinvolgere tutte le parti interessate.
I cartelli portati dagli insegnanti riportano messaggi come “No al secondo ciclo INDIRE”, “Docenti invisibili” e “Scuola di qualità”. Questi slogan esprimono preoccupazioni sul fatto che il percorso proposto possa ridurre la qualità dell’insegnamento e trasmettere l’idea di un ruolo docente trascurato o sottovalutato, evidenziando la richiesta di un sistema di formazione che valorizzi realmente la professione educativa.
Gli insegnanti criticano il secondo ciclo dei corsi INDIRE sostenendo che si rischia di semplificare troppo il ruolo dell’insegnante, riducendolo a un percorso formativo superficiale che può compromettere la qualità dell’educazione. Denunciano inoltre che la modalità di formazione attuale possa favorire un approccio troppo pragmatico e poco approfondito, trascurando l’esperienza pratica e le competenze reali necessari per l’insegnamento.
Gli insegnanti chiedono una formazione che valorizzi l’esperienza pratica, che sia costruita sul campo e che coinvolga direttamente i docenti nella progettazione del percorso, piuttosto che percorsi troppo rapidi e superficiali. Inoltre, insistono sull’importanza di considerare la formazione come un investimento strategico per il miglioramento della scuola, non come un costo o un ostacolo.
L’obiettivo principale è sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla percepita insoddisfazione nei confronti del secondo ciclo dei corsi INDIRE, promuovendo un percorso formativo più equo, di qualità e che valorizzi l’esperienza pratica dei docenti. La protesta si propone di influenzare le decisioni future, come la votazione del decreto, affinché si adottino politiche più attente alle reali esigenze del mondo scolastico.
La protesta rappresenta un’espressione diretta delle preoccupazioni dei docenti riguardo a un sistema di formazione che, secondo loro, rischia di essere troppo rapido, superficiale e poco pratico. Attraverso simboli come abiti neri e maschere con “TFA”, i manifestanti comunicano la loro insoddisfazione per un percorso che possa ridurre l'importanza dell’esperienza e della qualità nel processo formativo.