Analisi dell'isolamento sociale tra gli over 65 in Italia
Secondo le ultime evidenze dell'Osservatorio nazionale sull’invecchiamento attivo, il 14% degli over 65 italiani vive in condizione di isolamento sociale. Questo significa che oltre un ottavo degli anziani trascorre le giornate senza interazioni significative con altre persone, né di persona né telefonicamente, durante una settimana tipica. Tali dati evidenziano una realtà preoccupante, in cui molti anziani socialmente disconnessi rischiano di perdere punti di riferimento essenziali per un invecchiamento attivo e dignitoso.
Principali indicatori di isolamento tra gli anziani
Le valutazioni sull'isolamento si basano su due fattori principali:
- Partecipazione a incontri di aggregazione, come centri sociali, parrocchie o associazioni;
- Frequenza di conversazioni telefoniche o dirette con altre persone.
In dettaglio:
- Il 73% degli anziani afferma di non aver frequentato luoghi di incontro di recente;
- Il 15% non ha avuto contatti con altri, né di persona né telefonici.
Variabili territoriali e socio-demografiche nell’isolamento
L’isolamento mostra differenze significative a seconda di fattori geografici e socio-demografici:
- Più elevato al Sud, dove interessa il 19% degli anziani, rispetto all’11% nel Centro e al 10% al Nord;
- La percentuale aumenta con l’età, toccando il 32% tra gli ultra 85enni;
- Coloro con basso livello di istruzione o condizioni economiche difficili sono più vulnerabili;
- Le donne risultano leggermente più coinvolte dall’isolamento rispetto agli uomini (15% contro 13%).
Trend e cambiamenti temporali
Dal 2016 al 2024, si è registrata un'importante diminuzione del rischio di isolamento, che era del 21% nel 2016 e si è ridotto al 13% nel 2024. Tuttavia, questa riduzione non si è tradotta in un aumento sostanziale della partecipazione attiva: la maggior parte dei contatti avviene ancora a distanza, con un impatto limitato sulla socialità diretta.
La risorsa anziana: percezione e contributo attivo
Solo il 29% degli over 65 è riconosciuto come risorsa attiva per la famiglia e la società. Questo gruppo si distingue per:
- Il 17% che si prende cura di parenti conviventi;
- Il 15% che supporta amici o familiari non conviventi;
- Il 6% che partecipa a iniziative di volontariato.
La partecipazione al ruolo di aiuto è influenzata da diversi fattori:
- Più elevata tra le donne (32%) rispetto agli uomini (circa 32%)
- Frequenza più alta tra i 65-74enni (36%) rispetto agli ultra 85enni (14%)
- Gli anziani con livello di istruzione più alto (laureati) raggiungono il 38%, mentre tra chi ha terminato la scuola elementare si ferma al 21%.
- Le condizioni economiche giocano un ruolo chiave: il 32% di chi non ha difficoltà contribuisce attivamente, contro il 24% di chi affronta molte difficoltà.
A livello territoriale, la presenza di anziani come risorsa aumenta nel Centro-Nord, dove supera il 32-33%, rispetto al Sud, dove si ferma al 25%.
Partecipazione a iniziative sociali e formative
Circa un quarto degli anziani italiani partecipa ad attività sociali e programmi di formazione:
- Il 19% prende parte a gite, soggiorni organizzati e momenti di aggregazione;
- Il 5% frequenta corsi di formazione, come lingua inglese, informatica, cucina o percorsi universitari della terza età.
La partecipazione decresce con l’età:
- Il 28% dei 65-74enni è coinvolto in questo tipo di attività;
- L’8% tra gli ultra 85enni;
- Tra i laureati, la percentuale di partecipazione può arrivare fino al 38%.
Esistono anche differenze di genere, provenienza e risorse economiche:
- Gli uomini sono leggermente più coinvolti delle donne (23% contro 21%);
- Gli italiani partecipano più degli stranieri (22% contro 17%);
- Coloro con meno difficoltà economiche rivelano tassi di partecipazione doppi rispetto a chi vanta maggiore fragilità finanziaria.
Negli effetti della pandemia sulla socialità degli anziani
Infine, l’indagine sottolinea che l’impatto del COVID-19 si fa ancora sentire:
Nel 2024, i livelli di socializzazione non hanno ancora completamente recuperato le condizioni pre-pandemia, mantenendo un livello inferiore rispetto al passato. Questo suggerisce l’urgenza di interventi mirati per sostenere l’inclusione sociale degli over 65 nel contesto attuale.
Domande frequenti sull'isolamento e il ruolo degli over 65 in Italia
Secondo recenti studi, il 14% degli over 65 italiani vive in isolamento sociale, rappresentando una realtà complessa che necessita di interventi dedicati per migliorare il benessere degli anziani.
L'isolamento si evidenzia principalmente attraverso la partecipazione a incontri sociali e la frequenza di conversazioni telefoniche o di persona con altre persone. La mancanza di questi contatti sottolinea un rischio crescente di disconnessione sociale.
L’isolamento è più diffuso nel Mezzogiorno, interessando il 19% degli anziani, rispetto all’11% nel Centro e al 10% nel Nord, riflettendo differenze territoriali e socio-economiche significative.
Con l’aumentare dell’età, i tassi di isolamento aumentano, raggiungendo il 32% tra gli ultra 85enni, a testimonianza di una maggiore vulnerabilità sociale in questa fascia di popolazione.
Le donne risultano leggermente più coinvolte dall’isolamento rispetto agli uomini, mentre un livello di istruzione più alto, come la laurea, aiuta a ridurre il rischio di isolamento, favorendo l’inclusione sociale.
Dal 2016 al 2024, si è registrata una diminuzione significativa del rischio di isolamento, passando dal 21% al 13%, anche se l’aumento della socialità diretta rimane un obiettivo ancora da raggiungere.
Solo il 29% degli over 65 è riconosciuto come risorsa attiva, contribuendo attraverso cure familiari, sostegno agli amici o partecipazione al volontariato, ruoli fondamentali per la società.
Tra i fattori favorenti si trovano il genere femminile, un’età più giovane, un livello di istruzione elevato e condizioni economiche favorevoli, che facilitano una maggiore partecipazione sociale e solidale.
Gli anziani partecipano a gite, corsi di formazione e iniziative di volontariato, con percentuali più alte tra i più giovani, i laureati e coloro con poche difficoltà economiche.
La pandemia ha provocato un rallentamento nel recupero delle relazioni sociali, con livelli di socializzazione ancora inferiori rispetto al passato, sottolineando l’importanza di interventi per favorire l’inclusione sociale dei più anziani.