Contesto e obiettivi della proposta di modifica
L'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) è uno strumento fondamentale per valutare la condizione economica di un individuo o di un nucleo familiare, utilizzato per determinare l'accesso a servizi sociali, bonus e agevolazioni pubbliche. Per il 2026, il Governo sta considerando importanti novità che potrebbero rivoluzionare il calcolo dell'ISEE, con l'intento di escludere, anche solo parzialmente, la prima casa dal patrimonio immobiliare preso in considerazione.
Questa ipotesi, sostenuta principalmente dalla Lega e formulata nell’ambito della Legge di Bilancio 2026, punta a ridurre le barriere di accesso alle agevolazioni per le famiglie di ceto medio, spesso escluse a causa del valore dell’immobile principale.
Situazione attuale e possibili scenari futuri
Come viene calcolato attualmente l’ISEE e cosa si considera patrimonio immobiliare
Al momento, nel calcolo dell’ISEE relativo alla residenza:
- Si applica una detrazione standard di 52.500 euro sul valore catastale dell’immobile;
- Questa detrazione aumenta di 2.500 euro per ogni componente oltre il secondo figlio;
- Il resto, oltre la franchigia, viene considerato con una percentuale di due terzi del valore catastale.
Ad esempio, per una famiglia proprietaria di un immobile dal valore di 100.000 euro:
- La franchigia di 52.500 euro riduce il patrimonio considerato;
- Il residuo di 47.500 euro viene in parte considerato, secondo le percentuali sopra descritte.
Le ipotesi di modifica proposte dal Governo
Il Governo sta valutando di escludere completamente l’immobile principale dal patrimonio ai fini dell’ISEE, prevedendo alcune varianti:
- Escludere l’immobile fino a una soglia catastale di 100.000 euro;
- Rimuovere l’immobile senza limiti di valore, ma introducendo un tetto massimo per evitare penalizzazioni a proprietà di lusso.
Il motivo di tali proposte risiede nel fatto che l’immobile:
- Non genera liquidità immediata;
- Risulta difficile da convertire in denaro nel breve termine;
- Rappresenta un bene di prima necessità.
L’intento è creare maggiore equità tra chi ha investito nella proprietà immobiliare e chi preferisce la locazione, anche se possiede altri patrimoni meno tracciabili.
Impatto della riforma e conseguenze pratiche
Se approvata, l’esclusione dell’immobile principale dal calcolo dell’ISEE porterebbe:
- Una significativa riduzione dell’indicatore, variabile tra 5.000 e 15.000 euro per nuclei con immobili di circa 100.000-200.000 euro di valore catastale;
- Un accesso più facile a prestazioni sociali, bonus e altri benefits pubblici.
I valori specifici, tuttavia, dipenderanno da variabili come:
- Il mutuo residuo;
- La composizione complessiva del patrimonio dichiarato.
Quale trattamento per immobili non principali?
Resteranno inclusi nel patrimonio:
- Immobili secondari
- Fabbricati produttivi
- Terreni agricoli
- Strutture commerciali
Questa scelta mira a mantenere un criterio di equità considerando che tali immobili potrebbero rappresentare fonti di reddito o investimento.
Tempistica e modalità di implementazione
La riforma dovrebbe essere approvata entro la fine del 2025, con entrata in vigore dal 1° gennaio 2026. Le nuove regole si applicheranno alle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) redatte dopo questa data.
Le dichiarazioni già presentate continueranno a seguire il metodo attuale, senza effetti retroattivi.
Novità sugli strumenti di calcolo patrimoniale
Già dall'attuale legislatura, si è iniziato a escludere dal patrimonio strumenti finanziari come:
- Certificati di risparmio postale
- Conti deposito
- Titoli di Stato
Questi sono considerati fino a un limite massimo di 50.000 euro per nucleo familiare, al fine di evitare penalizzazioni sugli investimenti più sicuri e facilmente verificabili.
Prospettive e valutazioni conclusive
La proposta si inserisce in una logica di miglioramento dell’equità del sistema di calcolo dell’ISEE, cercando di rappresentare più fedelmente le reali disponibilità economiche delle famiglie e di favorire il ceto medio.
Se adottata, questa modifica potrebbe rappresentare un cambio di passo fondamentale nel sostegno alle famiglie e nelle condizioni di accesso alle prestazioni pubbliche e alle agevolazioni.
Domande frequenti su Isee 2026 e le novità sulla prima casa
L'obiettivo principale della riforma è escludere, anche solo parzialmente, la prima casa dal calcolo patrimoniale dell'ISEE, al fine di rendere più accessibili le agevolazioni sociali a famiglie di ceto medio, riducendo le barriere derivanti dal valore dell'immobile principale.
Tra le ipotesi più discusse vi sono l'esclusione totale dell'immobile fino a una soglia di valore catastale di 100.000 euro e la rimozione dell’immobile senza limiti di valore, con l’introduzione di un tetto massimo per evitare favorire proprietà di lusso.
Attualmente, si applica una detrazione di 52.500 euro sul valore catastale dell’immobile, con eventuali aumenti in base ai figli, e il resto del patrimonio viene considerato pari a due terzi del valore catastale. È incluso anche il patrimonio immobiliare principale, salvo le detrazioni.
Se approvata, l’esclusione dell’immobile principale dal calcolo dell’ISEE potrebbe portare a una riduzione significativa dell’indicatore patrimoniale, facilitando l’accesso a prestazioni sociali, bonus e agevolazioni pubbliche, con un risparmio di 5.000-15.000 euro in alcuni casi.
Continuheranno ad essere inclusi nel patrimonio immobili secondari, terreni agricoli, fabbricati produttivi e strutture commerciali, per garantire un trattamento equo riguardo a immobili che possono generare reddito o rappresentano investimenti.
Le nuove norme dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio 2026, applicandosi alle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) presentate dopo questa data. Le DSU già inoltrate seguiranno le modalità attuali.
Si continuerà a escludere dal patrimonio strumenti finanziari come certificati di risparmio, conti deposito e titoli di Stato, fino a un limite massimo di 50.000 euro per nucleo familiare, per incentivare investimenti sicuri e verificabili.
La riforma può favorire un accesso più equo alle agevolazioni sociali, riducendo il peso del patrimonio immobiliare principale e facilitando il sostegno alle famiglie di medio livello, contribuendo a una maggiore giustizia fiscale e sociale.
I rischi principali includono una possibile perdita di entrate fiscali, criticità nel definire soglie di esenzione troppo alte o basse, e il rischio di penalizzare proprietà di valore elevato senza un adeguato tetto massimo, oltre a eventuali controversie sulla interpretazione delle nuove regole.