Una diminuzione preoccupante nei permessi di soggiorno per motivi di studio
Secondo l’Istat, nel 2024 si registra una contrazione del 26,7% nei permessi di soggiorno concessi ai cittadini non comunitari intenzionati a studiare in Italia. Questo dato rappresenta un brusco perdita di terreno rispetto ai tre anni precedenti, durante i quali si era registrata una crescita costante. La quota di permessi dedicati alla formazione scende così dal 8,3% al 6,9% dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel paese.
Contesto migratorio generale e sue implicazioni sul sistema di studio
Il quadro migratorio italiano nel 2024 mostra un calo complessivo delle richieste di permessi di soggiorno, che si attestano a 290.119, con una diminuzione del 12,3% rispetto all’anno precedente. La riduzione più significativa riguarda gli arrivi dall’Ucraina (-54,2%), che influenza pesantemente i numeri complessivi. Mentre permessi per motivi di lavoro (+3,8%) e domande di asilo (+15,7%) sono in aumento, l’interesse verso le opportunità di studio e leiring di soggiorno per motivi familiari sono in fortissima perdita.
Le principali nazionalità degli studenti stranieri in Italia
Nonostante il calo generale, alcuni Paesi continuano a rappresentare le principali fonti di studenti in Italia:
- Iran: 3.083 studenti
- Cina: 2.557 studenti
- Turchia: 1.722 studenti
- India: 1.031 studenti
- Pakistan: 833 studenti
Le università lombarde attirano circa il 23,2% degli studenti stranieri, seguite dal Lazio con il 16,4%.
Distribuzione di genere tra gli studenti stranieri
Le differenze di genere variano a seconda del Paese di provenienza:
- Iran, Cina e Turchia: la maggioranza delle studentesse sono donne.
- India e Pakistan: prevalgono gli studenti maschi, con le donne rappresentanti rispettivamente del 27% e 33% dei nuovi arrivati per studio.
Prospettive future e sfide per l’istruzione italiana
Il 2024 si chiude con un forte allarme sull’attrattività del sistema universitario italiano. La diminuzione delle richieste di permesso di soggiorno per motivi di studio evidenzia una perdita di appeal nei confronti di studenti non comunitari. Questa tendenza si inserisce in un contesto di mutamenti nelle dinamiche migratorie e solleva interrogativi sulle cause di questa flessione, elemento cruciale per la competitività internazionale dell’Italia nel settore dell’educazione superiore.
Il calo significativo, pari al 26,7%, è attribuibile a molteplici fattori, tra cui le mutate dinamiche migratorie, l'aumento delle competizione internazionale e una percezione di minore attrattività del sistema universitario italiano, come evidenziato dai dati Istat del 2024.
Dopo un periodo di espansione, le cause del crollo del 26,7% dei visti per studio sono riconducibili a cambiamenti nelle politiche migratorie, percezioni di instabilità o minore attrattività percepita, e a fattori globali come le restrizioni post-pandemiche o varianti di competizione internazionale tra paesi.
Nonostante la riduzione generale, le principali nazionalità di studenti che continuano a scegliere l’Italia sono Iran, Cina, Turchia, India e Pakistan, segnalando una certa stabilità di determinate comunità che vedono ancora l’Italia come meta di studio privilegiata.
Le università lombarde attraggono circa il 23,2% degli studenti stranieri, seguite dal Lazio con il 16,4%, evidenziando una concentrazione significativa in alcune aree chiave del nord e del centro Italia.
In paesi come Iran, Cina e Turchia, le donne rappresentano la maggioranza degli studenti, mentre in India e Pakistan predominano gli uomini, con le donne costituendo rispettivamente solo il 27% e il 33% dei nuovi iscritti.
L’attuale diminuzione delle richieste di permessi di soggiorno per studio rappresenta un segnale di allarme, ponendo sfide importanti per la capacità dell’Italia di attrarre studenti stranieri e mantenere la competitività internazionale nel settore universitario.
Un calo delle immatricolazioni può ridurre le entrate delle università italiane, compromettere le collaborazioni internazionali, e influenzare negativamente il panorama culturale ed economico, riducendo la diversità e le opportunità di scambio nel settore dell’educazione.
Le università potrebbero investire in campagne di promozione internazionale, migliorare i servizi offerti agli studenti stranieri, e rafforzare le partnership con istituzioni di Paesi chiave, per recuperare attrattività e competitività.
Il governo può promuovere politiche di semplificazione immigratoria, garantire investimenti nel sistema universitario, e sviluppare programmi di incentivazione per attrarre studenti internazionali, rafforzando così l’appeal dell’Italia come destinazione di studi.